News

News
Intervista al DG Massimo Aldera (da La Prealpina del 20/12/13)

Riportiamo integralmente l'intervista pubblicata in data odierna 20/12/13 dal quotidiamo "La Prealpina" al Direttore Generale di Unendo Yamamay Busto Arsizio Massimo Aldera (di Andrea Anzani).

"L’ambizione di Busto resta alta"

Una scommessa puoi vincerla o perderla solo quando l’evento o la situazione su cui hai puntato s’è concluso. Così è per l’Unendo Yamamay: Massimo Aldera, l’uomo che l’ha costruita in estate, non si nasconde dietro a giri di parole. Affronta la crisi di risultati, non ha difficoltà a parlare di rendimento sotto le attese, però mantiene ferma la posizione della società sulla fiducia nelle qualità di gruppo e tecnico. Nessuna retromarcia, nessun ripensamento: l’ambizione resta altissima e i conti si faranno solo caduta l’ultima palla.

«Non posso non ammettere che le cose non stiano andando come auspicato: in questo momento - dice il d.g. della Futura - è onesto dire che siamo sotto al livello di rendimento atteso guardando al potenziale della squadra, come pure che le attese dell’ambiente sono legittime. Detto ciò, però, aspettiamo e consentiamo a tecnico e giocatrici di utilizzare il tempo necessario a crescere: le valutazioni si fanno a consuntivo, non ora che siamo nel bel mezzo del lavoro».

I risultati che non arrivano hanno però portato il pubblico a chiedersi se il club sia intervenuto su squadra e coach: «Le critiche le accetto e ne faccio tesoro, chiaro che non devono essere preconcette. L’intervento c’è stato ed è costante, nel senso che non abbiamo mosso rilievi particolari ma siamo quotidianamente di supporto al gruppo. Mai sono venuti meno incoraggiamento, tranquillità e fiducia. Non ci sono state “rampognate”, però mai è venuto meno lo stimolo nei continui confronti con l’allenatore. Qualora si vada troppo sotto le aspettative, è ovvio che si cercherà di intervenire anche “in corso d’opera” con qualche aggiustamento».

Quest’ultima frase farebbe supporre un possibile intervento sul mercato. Ma Aldera è d’altro avviso: «Escludo che ad oggi si possa ritoccare la rosa. Dovrebbe intravedersi un inserimento migliorativo che nei fatti non esiste. La strada è tracciata con questo gruppo in cui integrare bene Ortolani e da gennaio, quando inizierà a lavorare col gruppo, anche Slöetjes. Quando parlo di aggiustamento mi riferisco al fatto che non si rinuncia mai a cercare di incidere attraverso gli strumenti che dirigenza e staff hanno a dispozione: ovvero dare fiducia in un tutt’uno al gruppo delle giocatrici e al tecnico che dobbiamo vedere come componenti di un’unica orchestra e non realtà separate: quando si vince e quando, come ora, si perde».

A proposito di Parisi: dopo il k.o. di Urbino anche Carlo Magno è finito sulla graticola: «Sgombriamo il campo da ogni dubbio. La coerenza è un valore fondamentale della nostra storia sportiva e con il coach abbiamo sottoscritto un patto che durerà sino alla conclusione della stagione. L’ipotesi di sostituirlo in corsa non è mai stata presa in considerazione: chiedo ai tifosi di avere fiducia nella capacità di Carlo di cambiare il corso attuale delle cose perché ha già dimostrato di saperlo fare. Anch’egli deve aver modo di sviluppare il suo lavoro. Quando si arriverà alla conclusione del contratto, sia la società che Carlo stesso faranno le loro considerazioni».

Il pensiero che guida il modus operandi dell’Uyba è riassunto in questa considerazione del direttore generale: «L’organizzazione di una stagione, in uno sport di squadra come il volley, è materia articolata, con un’impostazione e una struttura che non possono essere facilmente “rivoluzionati” e talvolta nemmeno “aggiustati”. A differenza del passato, quando ci si affidava a interventi "miracolosi", oggi si preferisce programmare un certo assetto di staff e di roster, di sostenerlo nella stagione e, constatato con la maggiore serenità possibile l’esito finale, intervenire nella successiva annata con aggiustamenti e migliorie, sempre in considerazione del budget a disposizione» 

In una stagione sin qui avara di soddisfazioni sul campo, alzando lo sguardo alle tribune c’è di che essere orgogliosi: i dati delle presenze dicono che il pubblico è qualcosa che può dare autentica prospettiva a Busto. «Dico sempre che sono meravigliato dell’affezione che c’è e lo sono ancor di più ora che abbiamo perso qualche partita in più. È la conferma che gran parte del nostro pubblico ha assorbito cultura sportiva e non è legato all’estemporaneità di un risultato. A volte l’attaccamento alle squadre che fanno fatica ad imporsi, penso al Torino calcio degli ultimi decenni, è addirittura più bello e coinvolgente che non verso le big spender costrette a vincere a tutti i costi».

Sono parole sue, pronunciate nel corso degli anni: ci vuole sempre un’ambizione altissima. Come concilia le due cose? «Statisticamente una stagione in ombra ci può stare, ma spiego il senso di ambizione alta. La squadra non ha i favori del pronostico ma vogliamo che abbia l’ambizione e la consapevolezza di dover tirare fuori il massimo della sua caratura tecnica. Quando sei in una situazione di minor valore tecnico, sopperisci con grinta e determinazione. L’ambizione di questo gruppo dev’essere quella di non partire mai battuto».

Dunque è questo ciò che fin qui è mancato? «Sì, nelle ragazze è finora venuta meno la capacità di adattarsi a un ruolo di “squadra operaia”, che ha bisogno di ripartire dalle cose semplici e non da una posizione di supremazia tecnica. Abbiamo fin qui fornito prestazioni al di sotto del normale: dovremmo fare il normale al meglio, avendo l’ambizione alta di ottimizzare le prestazioni».

Uscendo dal campo, sono due le “ombre” che Aldera vede nel futuro. La prima, a breve scadenza, è legata alla convenzione per la gestione del palasport: «Siamo in scadenza, sarebbe bello che l’iniziativa per il rinnovo partisse dal Comune che negli ultimi due anni, a causa della crisi, ha cessato di versarci il contributo solito del passato. I rapporti con Agesp e ammistrazione civica sono ottimi: del resto continuiamo a investire anche al di fuori della squadra: rendere il PalaYamamay una zona di wi-fi libero è cosa davvero imponente».

È ipotizzabile la mutazione in PalaUnendo? «Credo che il palasport dovrebbe mantenere l’attuale denominazione: significherebbe tante cose, tra tutte che Inticom continuerà a sostenerci. Abbiamo imparato e avuto molto da loro, è un’azienda che ci ha insegnato moltissimo e la loro filosodia di abbinamento sportivo è sganciata dai risultati. La mia preoccupazione è il riflesso in generale che una stagione sportivamente deludente possa avere nei confronti di un sistema economico che già fa fatica a sponsorizzare lo sport in un momento così difficile. Si fa fatica a trovare risorse: non abbiamo avuto un crollo perché siamo mediamente bravi ad allettare gli investitori ma temo i risvolti sul budget di una stagione no. E quando non c’è budget...».

Due anni fa aveva adombrato una sua uscita da Busto: ora si sussurra di sirene di altri club... «La Futura è anche mia. Non ho interesse nel vedermi in un’altra situazione. Non vivo per il volley ma per il sapore delle sfide: nel momento che non ci sarà più, farò altre cose».